domenica 24 dicembre 2017

FELIZ NATAL!!!

“Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio..” (Lc 2, 6-7)

Gesù potrebbe nascere da un momento all’altro anche qui a Namahaca, in una delle tante capanne che circondano la missione. E’ un Gesù che si fa piccolo, nella povertà più assoluta, ma è un Gesù concreto e vivo in mezzo a noi. La gioia è grande: la gioia di una vita nuova, la gioia di Maria e Giuseppe per aver accolto una chiamata, per aver detto il loro Sì e per essersi fidati di un Signore che non ci lascia mai soli.

Anche per noi qui a Namahaca è una gioia grande questo Natale. Per alcuni di noi è il primo in terra africana, per altri è il primo con nuovi compagni di missione. Insomma, l’equipe al completo, o meglio.. una nuova famiglia!

Come Maria e Giuseppe, può accadere anche a noi di essere chiamati dal Signore giorno dopo giorno; chiamati ad accogliere una vita, una persona, un progetto, un cambiamento, una partenza.
L’augurio che ci facciamo e che vi facciamo, cari amici, è quello di poter accogliere questo dono grande con semplicità e con cuore disponibile a Lui.

Che questo sia un Natale sereno e gioioso per tutti voi e per le vostre famiglie!

FELIZ NATAL!!!

L’equipe di Namahaca: 
don Alessio, don Manuele, don Francesco, sr Giulia, sr Ducilene, sr Maria Inês, Arianna, Michela


Lar feminino “Sagrada Família” de Namahaca de Ir. Maria Inês



O Lar neste ano de 2017 iniciou com trinta e uma meninas de quinta, sexta e sétima classe, que permaneceram até o fim.

Cada ano é uma nova experiência com a chegada das novas meninas: todas cooperam para o entrosamento (inserimento) daquelas que iniciam a convivência com pessoas que vêm de famílias e ambientes diferentes. Nos aspetos de relacionamento, neste ano o grupo caminhou melhor dos anos anteriores: durante o percurso houve um clima familiar e de alegria que contagiava todos que vinham nos visitar. Para o melhor andamento do lar, temos uma mamã, a Belinha, que è da mesma cultura e acompanha as diversas atividades da segunda-feira até sexta-feira. E assim dá segurança principalmente a noite. Vimos que é muito positivo em todos os sentidos.

Também os vários encontros catequéticos ajudaram no conhecimento humano e no conhecimento da Palavra de Deus e no sentido de pertencer à comunidade.
Aos domingos todas participavam das celebrações e, às vezes, colaboravam na animação dos cantos, com o auxílio de mamã Belinha.

A parte dos estudos é um grande desafio, devido (dovuto-causato) ao nível de escolaridade muito baixo; então precisa respeitar o processo de aprendizagem de cada uma. Todos os anos recebemos algumas meninas que precisam de apreender a ler e escrever seu próprio nome. Na escola possivelmente não conseguem acompanhar os conteúdos das aulas, só acontecem alguns milagres de obter notas suficientes para ser aprovadas no final do ano letivo.
Concluindo que os estudos realizados nos coletivos capacitam as pessoas a ter uma visão crítica respeito à sociedade e ao meio ambiente no qual estão inseridas e um melhoramento na comunicação e no relacionamento com as outras.

Agradecemos de coração a todos que contribuíram diretamente ou indiretamente para que pudéssemos levar avante as atividades em geral das meninas estudantes do lar de Namahaca.

Irmã Maria Inês


🇮🇹
Lar femminile “Sagrada Família” di Namahaca



Quest’anno il Lar ha coinvolto 31 ragazze dai 10 ai 14 anni circa. Ogni anno arrivano delle ragazze nuove: tutte cooperano per l’inserimento di quelle che iniziano questa nuova esperienza di convivenza. Per quanto riguarda gli aspetti relazionali, quest’anno il gruppo ha camminato molto bene rispetto agli anni passati: c’è stato un vivace clima di allegria che ha contagiato tutte le persone che hanno trascorso del tempo in questa missione.
Inoltre, i diversi incontri di catechismo organizzati all’interno del lar, hanno aiutato ad approfondire aspetti e valori umani, hanno rinforzato il senso di comunità, e hanno permesso alle ragazze di conoscere meglio la Parola di Dio.
Tutte le domeniche le “lariste” hanno partecipato alla celebrazione e contribuendo, a volte, nell’animazione dei canti con l’aiuto di “mamà” Belinha (una donna che si prende cura di loro e le affianca nel quotidiano 24 ore su 24).

La formazione scolastica, invece, è una grande sfida poiché il livello di scolarizzazione presente è molto basso; per questo motivo è necessario rispettare il processo di apprendimento di ciascuna. Tutti gli anni riceviamo alcune ragazze che hanno bisogno di imparare a scrivere e leggere il proprio nome. Inoltre, le ragazze non riescono ad apprendere tutti i contenuti che la scuola propone, qualche volta accadono dei miracoli e le ragazze riescono ad ottenere dei voti sufficienti per essere promosse agli anni successivi.

Per concludere, è importante riconoscere come lo studio permette alle persone di avere uno sguardo critico rispetto alla società e al contesto di appartenenza, e un miglioramento negli aspetti relazionali e comunicativi con gli altri.

Ringraziamo di cuore tutti coloro che contribuiscono, direttamente o indirettamente, aiutandoci a portare avanti le attività della missione, e in particolare, quelle delle ragazze del lar di Namahaca.

Sr. Maria Inês

venerdì 22 dicembre 2017

Arrivati! di don Manuele Modena

Arrivati!




Come potete immaginare, le emozioni, le attività, gli incontri... sono stati tanti in quei primi giorni, approfittando anche della presenza dei tre accompagnatori della diocesi.

Due momenti in particolare hanno segnato il nostro arrivo: l'incontro con il consiglio pastorale parrocchiale e la calorosa messa di accoglienza.
L'incontro con il consiglio pastorale è stata l'occasione per presentare a noi nuovi arrivati e, in un certo senso a tutta la diocesi di Verona, rappresentata dal Vicario Generale don Roberto e dal Direttore del Centro Missionario don Giuseppe, la vivacità della parrocchia Sagrada Família di Namahaca: la ricchezza delle sue 71 comunità, suddivise in 10 zone pastorali; la disponibilità e l'impegno di molti laici nell'assumere e animare i diversi ministeri; la grazia delle centinaia di catecumeni, che nelle varie tappe della catechesi si preparano per ricevere i sacramenti dell'iniziazione cristiana, accompagnati da circa 200 catechisti; la forza dei vari gruppi, che animano la vita parrocchiale e la realtà sociale: la promozione delle donne, l'impegno di giustizia e pace, la fraternità promossa dai ministri della salute e dell'aiuto fraterno e varie altre attività.

Sabato 11 novembre è stato il giorno della solenne celebrazione per accogliere noi nuovi missionari e anche per ringraziare per la beatificazione di madre Leopoldina Noudet, fondatrice delle suore della Sacra Famiglia, che fanno parte dell'equipe missionaria di Namahaca.

Insieme con molti parrocchiani delle varie comunità, erano presenti padre Inácio, Vicario Generale della diocesi di Nacala, in rappresentanza del Vescovo dom Germano, e molti religiosi e religiose dei diversi istituti presenti in diocesi.
All'inizio della celebrazione, dopo la presentazione dei nuovi missionari, è stato fatto un atto di venerazione della nuova beata madre Leopoldina, con l'offerta dell'incenso fatta da un rappresentante delle varie congregazioni religiose presenti, e suor Narcisa, vicaria della congregazione delle suore della Sacra Famiglia, ha consegnato una reliquia della beata alla diocesi di Nacala. 
Padre Inácio nell'omelia ha consegnato tre parole a noi nuovi missionari, da vivere soprattutto in questi tempi di inizio: pazienza, la prima; pazienza, la seconda; infine la terza... ancora pazienza.

Un pranzo fraterno ha concluso questo giorno di festa.

giovedì 21 dicembre 2017

Partiti! di don Manuele

Partiti!





Era il 7 novembre. Quel giorno l'aeroporto di Verona viveva una strana agitazione, preso d'assalto come era da un bando di sette persone che partivano per il Mozambico, accompagnate dai familiari, da compagni preti e vari amici. I sette erano i quattro nuovi missionari che la diocesi di Verona inviava per la missione di Namahaca in Mozambico: due laiche, Michela e Arianna, e due preti, don Francesco e don Manuele. Essi erano accompagnati dai responsabili diocesani: don Roberto, vicario generale, don Giuseppe, direttore del Centro Missionario, e suor Narcisa, responsabile della missione per la congregazione delle suore della Sacra Famiglia. Anche se fuori pioveva, una vivace allegria pervadeva tutti.

Verona, Francoforte, Johannesburg, Nampula... Il viaggio 'correu bem' e nel primo pomeriggio del giorno successivo potevamo mettere piede sul suolo mozambicano all'aeroporto di Nampula, dove ci aspettavano don Alessio e suor Giulia. Ma non era ancora ora di raggiungere Namahaca: in quel primo pomeriggio in terra africana abbiamo avuto la gioia di incontrare altri missionari veronesi, che lavorano nella provincia di Nampula.
Fu solo nel giorno successivo, 9 novembre, che sul fare del mezzogiorno raggiungemmo quella che doveva diventare 'casa nostra'.
Partimmo alle 7 dal Centro Catechistico di Anchilo, dove avevamo passato la notte. Come in un solo respiro percorremmo i 180 chilometri che ci separavano da Nacala. Svolta a sinistra in direzione di Nacala a Velha. Prendi per il corta mato, con il fiato che si faceva corto e l'emozione che aumentava. Ancora 40 chilometri sulle nostre strade sterrate e polverose. E fu subito casa!
Alle porte della missione ci attendevano suor Ducilene e suor Maria Ines per darci il benvenuto, insieme con le ragazzine del lar, che ci salutavano festanti e ci accoglievano piene di allegria.

In portoghese (lingua officiale del Mozambico) il verbo 'partir' ha due significati: il significato dell'inizio del viaggio, partire appunto; ma ha anche il valore del dono, della condivisione: nella preghiera eucaristica il gesto di Gesù di spezzare il pane è reso con il verbo 'partir'... spezzare, donare, condividere...
Noi siamo partiti... Partiti dall'Italia, vogliamo essere capaci di 'partir' ogni giorno la nostra vita, come ci chiede Gesù, con questi fratelli e sorelle che siamo chiamati a servire, con i quali siamo chiamati a condividere un pezzo di strada, a spezzare il pane della Parola e dell'Eucaristia, ma anche quello dell'educazione, della formazione, della crescita umana...

Amici, aiutateci a partire ogni giorno. Ma anche voi non restate fermi, non restate chiusi in voi stessi... partite -partiamo insieme!- per la più bella avventura, che è quella del dono di se stessi.

don Manuele Modena

domenica 17 dicembre 2017

Notizie da Namahaca di Arianna

Namahaca (Mozambico), 17/12/2017


“Gioiscano i cieli, esulti la terra, frema il mare e quanto racchiude, esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta davanti al Signore che viene” (dal Salmo 96).

Questo è quanto trasmette la preghiera africana durante la S. Messa: una partecipazione totale, gioiosa, incontenibile al mistero di un Dio che invade la vita dell’uomo e che, in quel preciso momento, si rende particolarmente presente e vicino al credente che Lo invoca.

Non si tratta solo dell’impiego sapiente del corpo nelle danze delle bambine, né dei poliritmi di chi accompagna i canti con i tamburi; non è, insomma, un fatto puramente “estetico”, ma qualcosa di più profondo: lo Spirito dell’uomo che vibra all’unisono con lo Spirito di Dio.



Non trovo siano chiassose le cerimonie africane, tutt’altro. Vi sono momenti di grande concentrazione e struggente bellezza: i canti, punteggiati di “crescendo e “diminuendo”, in cui il “cantore principale” intona un versetto e l’assemblea in coro risponde e ripete; gli “onori” e la reverenza con cui la Parola di Dio viene portata verso l’altare e mostrata ai fedeli, e gli occhi e le anime dei presenti non percepiscono altro, totalmente assorbiti dal Verbo di Dio che viene a illuminare la Terra; i gesti, così eloquenti, che accompagnano la preghiera del Padre Nostro.!

Durante l’Offertorio due sole parole: “Ricevi, Signore!”, ripetute con irresistibile insistenza nel canto, sono quanto di più semplice, essenziale, tuttavia completo possa esserci e null’altro occorre aggiungere.

Forse le nostre celebrazioni, talvolta un poco meccaniche nella partecipazione dei fedeli, necessiterebbero di recuperare e sviluppare questa dimensione di attento, immediato e totale coinvolgimento.

Sono certa che le preghiere cui ho assistito siano gradite al Padre: il Suo cuore accogliente non può rifiutarle se il mio, assai meno capace di amare, ne è stato conquistato.

Speriamo e facciamo in modo che anche le nostre preghiere siano a Lui altrettanto gradite.

“Alla tua discendenza io darò questa terra” (Gn 12, 7)

La promessa di Dio ad Abramo evidenzia l’aspetto fondamentale dell’inalienabilità della Terra la quale, essendo dono del Padre, impone un vincolo preciso al diritto di proprietà. A rinforzare quanto detto: “Non si vendano le terre per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me soltanto come forestieri e ospiti” (Lev 25, 23).

La terra d’Africa, la terra mozambicana, suolo dove riposano gli Antenati, Madre di tutti i viventi, luogo dove si costruisce l’identità sociale e culturale di un popolo, ogni giorno viene progressivamente sottratta a chi da sempre la abita, a causa degli appetiti irrefrenabili di pochi per le risorse di un paese che non arricchiscono chi in esso vive.

In occasione di una visita a una comunità della Parrocchia di Namahaca ho raccolto la disperazione di un giovane contadino, il quale ha condiviso la preoccupazione per il land grabbing, l’accaparramento della terra, che rischia di fagocitare anche quella comunità, la sua perdita di speranza nella possibilità di proteggere e difendere l’unica fonte di lavoro e sostentamento, il senso di una impotenza lacerante.

Come continuare a lottare per la giustizia utilizzando strumenti non violenti, tutelando la pace così faticosamente raggiunta? Sarà mai possibile costruire un’economia al servizio dei popoli, in cui il diritto del singolo non si eserciti a detrimento del bene comune? Come risvegliare in ciascuno un senso profondo di responsabilità per gli altri, affinché non esistano più i “vicini” e i “lontani”, ma tutti si sentano parte della stessa famiglia, intimamente coinvolti nei destini degli uomini, nella cura della vita e della bellezza le quali, nonostante tutto, continuano a pervadere questa “casa comune”, che esisteva prima che noi fossimo?

Singolare “dono natalizio”: lascio queste domande alla vostra riflessione perché vi tormentino un po’, come tormentano me, e non vi lascino in pace fino a quando la giustizia non sarà assicurata a tutti gli esseri umani, nessuno escluso.

Arianna Giovannini

SANTA MESSA DE AGRADECIMENTO PELO SERVIÇO MISSIONARIO DAS IRMÃS DA SAGRADA FAMÍLIA

Domenica 22 novembre 2020, ci siamo radunati per salutare suor Ducilene e suor Maria Inês. L’abbiamo fatto celebrando la Santa Messa di ring...