lunedì 26 ottobre 2020

LA RICCHEZZA DEL ‘PADRE NOSTRO’ IN 4 GESTI

 LA RICCHEZZA DEL ‘PADRE NOSTRO’ IN 4 GESTI
di @Don Manuele Modena

Una delle cose che da subito mi ha colpito, quando ho visitato e cominciato a conoscere la parrocchia di Namahaca, è stata la gestualità durante la recita della preghiera del ‘Padre nostro’.
Subito ti scappa e non ne cogli bene il significato (sono 4 gesti diversi, quindi anche molto brevi per la velocità delle singole frasi), anche per la lingua inizialmente incomprensibile, ma poi la apprezzi e ti aiuta a comprendere e a vivere con più fede questa preghiera per noi cristiani fondamentale.
Durante tutta la prima parte della preghiera le persone tengono mani e braccia allargate e rivolte verso l’alto, come abitualmente siamo soliti fare anche noi, soprattutto il sacerdote durante la celebrazione della Messa.
Ma è la seconda parte che diventa più intrigante, in un crescendo di significato.
Mentre si chiede il pane quotidiano le mani sono unite con le palme rivolte verso l’alto, come a formare una coppa: il gesto che ben conosciamo di chi tende la mano per chiedere e che rimane in attesa di poter ricevere qualcosa. Fatto da chi ben conosce l’importanza del pane quotidiano... perché magari non sempre ha tra le mani quel pane... ma si pone fiducioso davanti al Padre, chiedendolo alla sua misericordia...
Bellissimo! ‘Sono qui, Signore: riempile tu queste mie mani vuote.’
Al momento della richiesta del perdono e dell’impegno ad offrirlo, le persone si danno la mano.
Subito, quando all’inizio ancora non riuscivo a comprendere la preghiera in lingua macua, chissà perché, pensavo che fosse quello il gesto che accompagnava la richiesta del pane. In fondo ci stava: ci uniamo per chiedere il pane che è nostro, che chiediamo per tutti i figli di Dio e che ci impegniamo a condividere.
Quando mi sono reso conto che invece quel gesto accompagnava le richieste del perdono ricevuto e dato... bè, mi è sembrato ancora più bello!
Ci diamo la mano perché riconosciamo che siamo tutti peccatori. Siamo uniti nel contrarre debiti verso il Padre: nessuno escluso. E uniti chiediamo a Lui il perdono, perché solo Lui ce lo può donare.
E il dare la mano già è segno della disponibilità ad offrire il perdono, perché l’altro, che prendo per mano, è mio fratello, ugualmente peccatore e bisognoso di misericordia.
Poi arriva, a mio avviso, il ‘pezzo forte’, che forse riesce a spiegare qualcosa che può essere più sfuggevole: le ultime due richieste – il soccorso nella tentazione e la liberazione dal male – sono accompagnate dal gesto di porre le mani aperte davanti al viso: come ad erigere uno scudo che respinga la tentazione e ci protegga dal male. Quante volte nei salmi (e non solo) si riconosce: Il mio scudo è in Dio (7,11); Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza (18,36); Il Signore è mia forza e mio scudo, in lui ha confidato il mio cuore (28,7); Tu sei mio rifugio e mio scudo: spero nella tua parola (119,114).


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